Stimoli di indagine clinica - Transgenerazionale e Transpersonale
Scritto da: Dott.ssa Vanda Druetta
Secondo l’ottica di ricerca junghiana, ogni uomo contiene in sé una trama il cui intreccio è costituito dai tratti individuali e dal senso storico e sociale del suo appartenere al collettivo. Lo svolgersi di ogni esistenza avviene in un insieme di relazioni preesistenti ed attuali, in cui sono dati e si sviluppano molteplici legami ,consci ed inconsci, personali e transpersonali .
Quindi è dalla appartenenza ad una storia relazionale che ciascun individuo beneficia di una quantità e di una qualità di sicurezza e di possibilità di dare un senso agli eventi che accadono nell’incontro con l’altro e di istituire e mantenere la coerenza del senso dell’identità.
Nei gruppi in cui ci troviamo a nascere e a vivere si crea lo spazio per reagire ad una situazione specifica con l’altro. Essi ci offrono un insiemi di legami emotivi e affettivi, ci stimolano l’assunzione di ruoli o modelli di rappresentazioni di noi , degli altri e dei contesti e prevedono o ci prescrivono l’autonomia, la libertà, l’individualità.
Si tratta di un processo complesso in cui, soltanto quando si crea una congiunzione nelle progettualità dei protagonisti delle relazioni, la riflessione reciproca diventa trasformativa e crea nel presente le condizioni per un divenire qualcosa che ancora non è.
In questi traffici affettivi, in cui i pensieri, i desideri, i sentimenti, le fantasie, le emozioni, le immagini dei sogni, sono fatte di intersezioni di relazioni e storie, a volte viene a formarsi una situazione paradossale. In essa collettivo e individuale, familiare e personale si fronteggiano e il paradosso o trattiene con forza nelle storie di vita di altri, con l’emanazione di immagini e fantasmi che occupano invasivamente la psiche, o spinge fuori dalla storia personale e stimola un orientamento che nega i legami e sostiene un esasperato individualismo quasi imponendo una rinuncia/perdita degli stessi legami.
Alla formazione della psiche e delle identità ci si avvicina quindi in termini di affetti con vari personaggi interiori che ci portano a ripensare come ci colleghiamo all’ambiente di vita, ai contesti culturali, agli antenati mitologici e non, e come queste esperienze agiscono in noi e come noi le agiamo.
L’approccio clinico transgenerazionale, per rispondere alle domande di quali contenuti siamo fatti, che cosa rappresentiamo, di che cosa siamo i rappresentanti, propone, muovendosi in termini di processo, l’approfondimento della multifattorialità della trasmissione psichica e dei percorsi di sviluppo delle relazioni umane accostando in forma dialettica l’esplorazione dell’eredità e il suo aggiornamento.
Si sviluppa quindi un viaggio attraverso l’attenzione alle forme di passaggio degli affetti e dei pensieri nelle situazioni intrapersonali, interpersonali, intragenerazionali e intergenerazionali, e transpersonali, nelle situazioni collettive, nella vita privata e nella vita istituzionale, e la spinta a riflettere un modo di conferire o disconferire ordine agli scambi tra le generazioni.
La messa in scena di antenati, di ambienti collettivi, di scenari sociali antichi permette, dentro lo spazio del gruppo, di evidenziare le interconnessioni psichiche all’interno delle famiglie con le varie articolazioni. Si drammatizzano i ruoli condivisi che organizzano collettivamente le percezioni, il sapere, la realtà fenomenica e la realtà psichica individuale.
Come sappiamo, nell’inconscio collettivo si collocano oltre ai modi di funzionamento del cervello, le strutture psichiche inconsce e condivise che mentre si costellano in rapporto alle figure significative incontrate nella realtà concreta, rimandano ai grandi temi e ai grandi compiti dell’umanità.
Nel gioco psicodrammatico, si crea cosi lo spazio per ri-incontrare i molti a cui apparteniamo e di ri-sceglierli o di risceglierne delle parti attraverso un coinvolgimento più profondo, più essenziale che va oltre la semplice proiezione o il caso e realizza la tensione individuativa tipica del soggetto.
Alcuni temi fondanti la vita umana quali l’amore, il potere, l’eros, ma anche le perdite, le separazioni, la morte espongono più di altri alla trasmissione psichica inelaborabile e inesplorata.
Nei gruppi clinici di psicodramma analitico formati da giovani tra i 25/e i 35 anni abbiamo osservato in particolare come i contenuti che riguardano i modelli di potere, i modelli di amore e i modelli di eros trasmessi nelle generazioni blocchino nelle forme di malessere e di solitudine attuale.
Nelle storie e nei frammenti di vita drammatizzati appare come i modelli trasmessi siano poco adeguati a costruire nuovi simboli per organizzare gli eventi nuovi, l’ignoto, il vuoto e i cambiamenti della società che incidono sulle identità.
Le domande nate e per noi pressanti che stimolano il nostro ricercare clinico le possiamo sintetizzare nelle seguenti:
Come in questo tempo l’individuale si connette al collettivo?
Quali competenze abbiamo a disposizione per costruire nuove mentalizzazioni?
Come attraversare i passaggi sociali quali i cambiamenti di status culturale, le emigrazioni, le trasformazioni delle famiglie?
Come comprendere gli affetti intesi non solo come privati?
Quali sono i nuovi contenuti relegati nell’Ombra e come accettarla, cioè come sviluppare
la sua possibile integrazione in una visione del mondo più ampia?
Dott.ssa Vanda Druetta
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